Un teatro che si confronta con argomenti alti articolando i linguaggi della danza, della musica, del resoconto storico – con questi strumenti si è sviluppato il racconto scenico di Dialoghi con l’angelo, uno dei più clamorosi avvenimenti spirituali della nostra storia recente.
Nel 1943 quattro giovani ungheresi, tre dei quali ebrei, vengono visitati dai rispettivi Angeli e intrattengono con loro una serie di dialoghi che si protraggono per circa un anno e mezzo; per le strade di Budapest intanto infuria la persecuzione nazista.
La voce degli Angeli non basterà a salvare i quattro giovani, i tre ebrei verranno eliminati nei campi della morte hitleriani. Gitta Mallasz, la sopravvissuta, pubblicherà questi taccuini spirituali molti anni dopo in Francia.
A partire dai fatti di Budapest il lavoro scenico integra vari materiali di relazione con gli Angeli, sondando i territori della comunicazione col soprannaturale sia dal punto di vista poetico-esistenziale che da quello della ricerca teatrale e musicale.
Dialoghi con l’angelo è un lavoro scenico fondato su continue interrogazioni e incertezze: la spasmodica tensione emotiva portata dai testi rivela memorie del corpo, emozioni, parole e gesti che aprono spazi astratti, spazi che contengono l’idea di indeterminatezza e al tempo stesso un senso terribile di immanenza.
Gli attori, i danzatori, i percussionisti di Giovanni Tamborrino autore delle musiche, si sono calati in questo particolare universo diventando la cassa di risonanza di pensieri, percezioni, emozioni che hanno implicato a fondo le loro capacità immaginative, così come quelle degli spettatori.
© Luca D’Agostino
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