Il racconto scenico: il filosofo e scrittore Denis Diderot è a confronto con due personaggi della sua letteratura, Jacques le fataliste e il suo Padrone.
Alle loro spalle si svolge una festa, sei personaggi cantano un lied di Mozart, Caro mio Druck und Schluck.
Sono i personaggi di Così fan tutte, che invadono la scena.
Jacques e il Padrone ne sono all’inizio terrorizzati, poi incuriositi, infine scandalizzati.
I testi di Diderot e di Da Ponte collidono, a tratti le vicende di Jacques e della Scuola degli amanti riprendono parallelle per poi scontrarsi e interferire di nuovo.
Questo è Mozart le fataliste, esperimento nato al Festival Mozart di Rovereto nel 97.
Il piacere di veder recitare insieme i tre attori e sei cantanti sotto la guida appassionata di Arold Boosman.
Il piacere di chiudere alcuni cerchi ideali: il giovane Mozart conosceva per certo il teatro di Diderot, ne parla con entusiasmo nelle sue lettere al padre; la convinzione che il personaggio di Don Alfonso sia stato pensato e scritto avendo come modello lo spericolato filosofo illuminista; la fortissima somiglianza tra le due figure; la celebrazione delle relazioni ideali tra tre figure straordinarie: Mozart, Diderot, Goethe; il fortissimo legame sotterraneo che unisce Mozart a Goethe, la filosofia della natura e l’alchimismo per entrambi di origine massonica. Inoltre, Goethe oltre che allievo di Mozart non era certamente traduttore di Diderot?
Perché tanta ostilità interpretativa della tradizione verso Così fan tutte? si tratta forse di pregiudizi verso un testo che libera una straordinaria ricchezza di sentimenti in un particolare modo espressivo, fusione di immaginario e inconscio.
In ultimo, non sembra essere Così fan tutte la versione parodistica di un testo, Le affinità elettive, scritto però circa venti anni più tardi?