Un continuo movimento,  uno strano equilibrio nasce all’interno della Maratona di Milano – le ore della notte all’interno del deposito/officina dei tram di via Teodosio a Milano, detta anche “la cattedrale”.
Il cuore della città nella notte, un grande luogo silenzioso e riparato, galleggiante tra  silenzio e la “invisibile” attività umana degli addetti alle pulizie.  Un luogo non controllato, sospeso tra concretezza ed echi metafisici; uno spazio messo in pausa, un luogo dove può scatenarsi l’imprevedibile.

Qui avviene l’incontro tra personaggi di diversissima estrazione, la loro vicenda in questo spazio/tempo sospeso, come perduto.
Personaggi come particelle di diverse solitudini, sconosciute al mondo mattutino della città che produce e marcia seguendo ritmi ciechi.

 

Un continuo movimento,
uno strano equilibrio

Scena. Un deposito di tram alla periferia di Milano. Un enorme capannone in ferro e vetrate, binari, tram, fosse di lavaggio e riparazione, scale, ringhiere, ballatoi.
Dalle tre alle quattro di una notte d’estate.

Dafne e Roman, due addetti alle pulizie, si muovono dentro e intorno ai tram. Utilizzano scale, lunghi tubi per l’acqua, secchi e un gran numero di attrezzi. È l’ultima ora del loro turno.
All’interno del deposito un signore dai capelli bianchi, distinto, vestito con estrema cura, cammina in fretta senza sosta, in modo ossessivo, percorre lunghi e sinuosi tratti e poi torna indietro, sale e scende più volte, caparbiamente, su tutti i tram.
È assorto dai propri pensieri, di tanto in tanto si ferma spaurito, estrae dalle tasche della giacca un numero incredibile di taccuini pieni di fogli e fotografie e li osserva, nel riporli in tasca, a volte, li perde. Poi, in fretta, riprende il suo misterioso viaggio notturno.

Rocco D’Onghia